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Sei un paziente ? Sei un dentista?

Qual è la diagnosi di una parodontite in atto?

La diagnosi della parodontite prevede un'indagine iniziale sulle abitudini del paziente che potrebbero favorire l'insorgenza della patologia e su eventuali patologie correlate. Successivamente si passa ad una serie di analisi mirate finalizzate ad individuare la presenza della malattia, il suo stato di avanzamento e le modalità di intervento più adeguate.

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La parodontite è una patologia che attacca il parodonto e nei casi più gravi è necessario intervenire con impianti dentali. Per un’adeguata diagnosi è opportuno rivolgersi al miglior dentista  per risolvere il problema senza danni con le appropriate metodiche.

Lo studio dentistico prima di intervenire con qualsiasi terapia deve effettuare una diagnosi certa, precisa e scrupolosa della salute del cavo orale, basata inizialmente sull’anamnesi medica e dento-parodontale e su un esame obiettivo per salvaguardare tutti i denti del cavo orale.
L’anamnesi medica e dento-parodontale analizza quei fattori che possono provocare la formazione e la progressione della parodontite come ad esempio: fumo, farmaci che possono aumentare il volume gengivale, diabete ed altre malattie sistemiche varie.
L’esame obiettivo si suddivide in 3 fasi. La prima fase prevede un’attenta analisi del colore, della topografia e della forma della gengiva, individuando eventuali migrazioni dentarie, placca batterica e mucose. La seconda fase prevede un’analisi della mobilità dentale che rischia di aumentare in caso di malattia parodontale. Infine, il sondaggio parodontale, che approfondiremo nel paragrafo successivo, è una manovra diagnostica finalizzata a valutare lo stato di salute o di malattia dei tessuti parodontali. Una diagnosi precisa ed accurata della parodontite consente di programmare sin dalla giovane età un’adeguata attività di prevenzione con le apposite cure e terapie.

Sondaggio parodontale: cos’è e come funziona

Lo screening parodontale o sondaggio parodontale andrebbe effettuato da ogni bravo dentista su tutti i nuovi pazienti e ripetuta almeno una volta all’anno per i pazienti con codice 0, 1 e 2. Per i pazienti con codice 3, 4 o superiori sono richieste analisi più dettagliate per aggiornare la cartella parodontale. Il sondaggio parodontale è l’esame fondamentale che consente di stimare la perdita di attacco, segno patognomonico della parodontite. Tale test si effettua con una sonda parodontale millimetrata e standardizzata con una pressione di circa 30 g. Il sondaggio parodontale è finalizzato a valutare: la profondità delle tasche parodontali, il coinvolgimento delle forcazioni, l’estensione delle recessioni, la mobilità degli elementi, la presenza di tartaro e restauri debordanti ed il sanguinamento al sondaggio.
Durante il sondaggio parodontale viene fatta scorrere la sonda lungo tutta la circonferenza di ogni elemento dentale. Nella cartella clinica le registrazioni vengono effettuate in posizioni standard, generalmente 6 siti per elemento: mesiovestibolare, centrovestibolare, distovestobolare, mesiolinguale, centrolinguale e distolinguale.
In base alla perdita di attacco orizzontale il coinvolgimento della forcazione può avere diversi gradi di gravità. Il grado 1 segnala una perdita orizzontale dei tessuti di sostegno che non supera l’ampiezza di un dente di 1/3. Il grado 2 indica una perdita orizzontale dei tessuti di sostegno oltre 1/3 dell’ampiezza del dente che non interessa l’intera forcazione. Infine, il grado 3 indica una perdita orizzontale dei tessuti di sostegno che attraversa tutta l’area della forcazione. La mobilità può essere di natura parodontale, traumatica ed endodontica e deve essere valutata tramite l’applicazione di leggere forze veicolate tramite 2 strumenti e non con le dita.

I codici di diagnosi parodontale

Dopo la visita parodontale è possibile assegnare un punteggio ad ogni sede di sondaggio a cui corrisponde la presenza o assenza di uno o più reperti parodontali. I codici sono così suddivisi:
  • 0: assenza di tasche e nessun sanguinamento dopo il sondaggio;
  • 1: assenza di tasche con un leggero sanguinamento dopo il sondaggio;
  • 2: assenza di tasche maggiori di 3,5 mm con sanguinamento dopo il sondaggio;
  • 3: profondità di sondaggio da 3,5 a 5,5 mm;
  • 4: profondità di sondaggio maggiore di 5,5 mm.


Analisi radiologica completa

L’esame radiografico è indispensabile alla diagnosi e/o alla formulazione del piano di trattamento e si basa fondamentalmente su due tipologie di analisi:ortopanoramica e lastre bitewing.
L’analisi radiologica di ortopanoramica prevede una panoramica delle arcate dentali e delle strutture ossee. Questo esame è in grado di fornire una valutazione complessiva del caso clinico, della posizione e dell’ampiezza dei seni paranasali, dell’eventuale presenza di rarefazioni ossee e della presenza di tutti gli elementi dentali. Lo status radiologico fornisce una serie di radiografie endorali a bassa emissione di raggi, che contengono 2-3 denti per radiografia. Le radiografie possono rivelare l’eventuale presenza di carie, lesioni a livello apicale e presenza di tasche parodontali.
Queste radiografie sono una proiezione bidimensionale di una struttura tridimensionale e quindi non possono fornire informazioni precise sulle misure reali dei denti e dei rapporti esistenti tra la lesione e le strutture anatomiche nelle vicinanze. Per questo motivo è opportuno effettuare anche la tomografia computerizzata “cone beam”, che garantisca una visione tridimensionale simile a quella di una TAC senza però esporre il paziente a radiazioni eccessive. Grazie alla tomografia, i dentisti possono studiare i rapporti volumetrici dente-ossa e le lesioni endodontiche.
I modelli di studi e foto rappresentano un’impronta della bocca del paziente e foto intra ed extraorali. La prima è necessaria per analizzare i rapporti occlusali tra le due arcate dentarie, mentre le seconde consentono di documentare il caso prima e dopo la terapia.
Le lastre bitewing sono in grado di diagnosticare l’eventuale presenza di carie sui denti latero-posteriori, dal canino fino al molare. Questo esame si effettua una volta all’anno o una volta ogni 2-3 anni in base alla cariorecettività del paziente. Vengono radiografati contemporaneamente i denti dell’arcata superiore e di quella inferiore, una volta a destra ed una volta a sinistra, nella loro porzione coronale. Il dentista può così individuare la presenza di eventuali carie nell’area di contatto tra un dente e l’altro, così come otturazioni, ponti infiltrati o capsule. Inoltre, è possibile controllare il profilo dell’osso di sostegno dei denti prevenendo la formazione di problemi parodontali.

Le analisi microbiologiche e genetiche

Per procedere alla diagnosi della parodontite le analisi genetiche e microbiologiche, che si effettuano in laboratorio, sono i primi step.
Le analisi genetiche hanno invece il compito di controllare i polimorfisimi associati alla parodontite. Si tratta di un test estremamente efficiente ed importante poiché consente di valutare il rischio per il paziente di contrarre la parodontite e la possibile comparsa dell’osteoporosi, una patologia che come la parodontite è caratterizzata da un’alterazione del recettore della vitamina D. Sia i test genetici che quelli microbiologici sono indolori per il paziente. Il test genetico, oltre a fornire un’indicazione chiara sul profilo di rischio del paziente nei confronti della malattia parodontale, consente di valutare anche le possibilità di successo o al contrario di insuccesso degli interventi di riabilitazione implanto-protesica.

Le analisi microbiologiche vengono condotte con la tecnica Real Time-PCR, che consente di individuare quanti e quali batteri sono presenti nel cavo orale. Il test microbiologico nello specifico identifica la specie, la sub-tipizzazione e la quantificazione dei batteri patogeni della malattia parodontale. Dopo questo test il dentista ha maggiori strumenti per stilare un trattamento personalizzato per la cura della parodontite, mettendo lo stesso paziente in condizione di sapere a che stadio è la sua patologia. Dopo aver completato la cura l’analisi microbiologica fornisce al paziente indicazioni e dati precisi sugli obiettivi raggiunti con questo specifico intervento mirato.